Intervista a Jim Farmer della WAC

Jim Farmer è stato un arbitro con una esperienza ventennale di college football, nella presente intervista ci parla su ciò che significhi essere un arbitro veterano, l’etica dell’arbitraggio e le emozioni legate all’arbitraggio. 

Per quanti anni è stato un arbitro di football? 

Ho iniziato ad arbitrare le partite di football di High School nel 1973. Appena terminai la scuola superiore. Ma in quel periodo già arbitravo le leghe giovanili di basket. Molti colleghi arbitrano più di uno sport. Io ho arbitrato il basket per 37 anni, compreso 17 anni nella Prima Divisione maschile NCAA.

A quali livelli ha arbitrato?

Tutti gli arbitri NFL o di Prima Divisione NCAA hanno iniziato con le scuole superiori delle leghe inferiori per poi passare alle leghe nazionali. Successivamente alcuni hanno progredito ad arbitrare le partite dei college inferiori (community college), poi in Terza e Seconda Divisione NCAA. Ma come i giocatori, non tutti gli arbitri vengono promossi al livello successivo. La cosa importante è fare del proprio meglio al livello che si sta operando al momento. Io sono stato fortunato a lavorare nella Big Sky Conference, nella Western Athletic Conference e professionalmente nella Canadian Football League.

Perché una persona decide di diventare arbitro?

Abbiamo una passione per il gioco del football. Molti di noi probabilmente hanno anche giocato a qualche livello. Quindi, vogliamo essere riconoscenti e rimanere una parte del gioco. La maggior parte di noi ha avuto la fortuna di progredire con l’aiuto di mentori che ci hanno tenuti sotto le loro ali, guidandoci siamo migliorati.

Chi sono stati i suoi mentori quando ha iniziato?

Io sono stato fortunato a giocare a baseball e football nelle scuole superiori per due arbitri NFL. Il mio coach di baseball fu Joe Gonzales che fece il Back Judge NFL nel Super Bowl III. Altro fu Bud Brubaker che arbitrò nella NFL per 20 anni. Dopo la scuola superiore lui è stato il mio tutor di arbitraggio del football per i successivi 23 anni. Io sono stato anche fortunato ad aver avuto diversi modelli da seguire per i ruoli ricoperti nella mia carriera. Per nominarne alcuni: Jim Blackwood è stato il mio supervisore nella WAC e Don Barker Direttore del settore arbitrale nella CFL, Art Mendini e Doug Toole della Big Sky Conference, Don Wilson supervisore degli arbitri universitari in California. Senza mentori è difficile progredire nell’arbitraggio. Alcuni che mi hanno guidato e sostenuto sono stati anche colleghi in campo durante la mia carriera. Ho avuto la fortuna di aver lavorato con tanti arbitri nel corso degli anni. Tutti hanno potuto insegnarmi molto. Quando pensi di non aver più bisogno di imparare – iniziano i tuoi guai.

Come arbitro, come si prepara per una partita?

Al lunedì o martedì, guardo i filmati della mia precedente partita del sabato. Stilo un elenco delle azioni che occorre rivedere con l’intera crew. Ci incontreremo poi tutti insieme il venerdì per vedere i video prima della successiva partita. Mi studio il regolamento per circa 30 o 40 minuti ogni giorno. Abbiamo un test sulle regole ogni settimana. Un collega della crew ci sottopone un altro test il sabato mattina. Arriviamo allo stadio tre ore prima del kickoff, parliamo di filosofia, di come copriremo le varie azioni, in quali aree del campo ognuno di noi sarà responsabile. Un’ora prima dell’inizio della partita usciamo ed osserviamo i giocatori che si scaldano, questo per concentrarci e scaldarci a nostra volta. Cinque minuti prima del kickoff scendiamo in campo per il coin toss. Dopo la partita, se possibile, ritorniamo in hotel e tutti insieme, come crew, ci guardiamo una partita universitaria in televisione. Siamo i nostri più severi critici.

Si vedono alcuni arbitri su ESPN o altri canali di notizie sportive a causa di una chiamata sbagliata. Ha mai avuto paura di apparire in TV per questo?

È possibile arbitrare anche se si teme di commettere errori. Ci vuole coraggio per fare ciò che è giusto – per effettuare la chiamata corretta sotto pressione. Che sia alla fine di una partita o contro la squadra di casa in una partita tesa. Nella crew, parliamo di tutte quelle azioni che ci potrebbero mettere in difficoltà e farci apparire su ESPN, su Youtube o farci ricevere una telefonata dal nostro supervisore o responsabile di division. Discutiamo di come aiutarci l’un l’altro per arbitrare al meglio quelle azioni che ci potrebbero causare problemi. Lavoriamo insieme come una squadra.

Quali sono quelle chiamate?

Sbagliare il conteggio dei down, mancare un chop block, perdersi qualcosa che chiunque nello stadio ha potuto vedere ti da un dolore allo stomaco, lasciare che una squadra inizi senza che l’altra sia pronta, permettere un giocatore nascosto (un giocatore che si trova vicino al bordo campo che cerca di intrufolarsi nel gioco) non vederlo e non chiamare un fallo, non chiamare un colpo in ritardo o un fallo per un colpo gratuito che causa un infortunio ad un avversario.

Come ha aiutato l’instant replay? Piace a tutti gli arbitri?

L’instant replay aiuta a correggere alcune chiamate e quando una chiamata viene invertita, siamo contenti di applicare il giusto. Il nostro obiettivo è di fare sempre il 100% giusto in campo. Sfortunatamente, non accade sempre. Questo è quando il replay entra in gioco. Alcuni tradizionalisti all’inizio si alteravano per questa intromissione, ma il replay e la tecnologia si sono ormai affermati da diverso tempo.

Qual è la cosa peggiore che un tifoso può dirle?

La cosa peggiore che un tifoso può dire è che hai fatto un errore e che effettivamente sai di aver fatto. Gli arbitri non possono lasciare che la folla influenzi le loro chiamate o decisioni. Non possiamo lasciare che gli allenatori, i giocatori o il pubblico ci intimidisca. E’ anche bello sapere di avere un padre quando vi urlano che non l’avete.

Si ricorda una certa chiamata che desidera poter eliminare?

No, occorre rimuoverle. Per quanto duole fare un errore, se non si va avanti, farete di nuovo lo stesso errore o non si avrà il coraggio di fare quella chiamata difficile quando sarà necessario. Quella chiamata verso la fine della partita che può decidere chi vince e chi perde. Hai sempre voglia di imparare dai tuoi errori per migliorare. E cercare di non fare più lo stesso errore!

C’è qualcosa di peggio di un tifoso può fare?

La cosa peggiore in assoluto che un tifoso può fare – sarebbe quella di entrare in campo e diventare violento, ma ogni scuola WAC fa un grande lavoro con la sicurezza.

Qual è lo stadio più difficile da arbitrare nella WAC?

La WAC è una conference molto competitiva. Tutte le università nella WAC sono seguite da tifosi appassionati, fedeli e devoti. Alcune scuole possono avere stadi più grandi o con più pubblico, ma tutte nella WAC hanno tifosi che hanno profondamente a cuore la loro scuola e la squadra e questo rende tutti gli stadi luoghi interessanti per arbitrare.

Lei ha un obiettivo per la stagione?

Tutti noi puntiamo per un incarico post-season. Questo è uno dei nostri obiettivi, ma non accade ogni anno, proprio come una squadra non va automaticamente ad un bowl ogni anno. Bisogna guadagnarselo, lavorando sodo e fare una buona stagione. La competizione per le designazioni post-season è molto dura. La WAC ha un eccellente gruppo di arbitri di football.

C’è qualcos’altro che vorrebbe aggiungere?

Vorrei incoraggiare chiunque ami il gioco del football e vorrebbe far parte di questo grande gioco, di considerare di diventare arbitro. É un ottimo metodo per restare in forma, far parte di una squadra (la crew) e provare cercare di tenere il passo con gli atleti delle scuole superiori o università mantiene giovane.

La carriera di Jim Farmer 

Arbitro di Football

Bowl arbitrati

  • Nel 2010 Armed Forces Bowl
  • Nel 2012 Sheraton Hawaii Bowl

Arbitro di Basket

  • Dal 1982 al 1999 – Arbitro di Prima Divisione – Big West, Big Sky & WCC
  • Ancora oggi arbitra alcune partite nella NAIA, in terza Divisione & Community Colleges